INAIL Nel 2009 infortuni sul lavoro in calo del 10%


20 luglio 2010. I dati presentati oggi, a Roma, dal presidente dell'INAIL, Marco Fabio Sartori. Le denunce complessive sono 790mila: 85mila in meno rispetto al 2008. I casi mortali sono stati 1.050, per una flessione del 6,3%. L'andamento è in parte dovuto alla crisi economica che ha ridotto, però, solo nella misura del 3% l'esposizione al rischio



ROMA - Sono 790.000 gli infortuni sul lavoro avvenuti nel 2009, per un calo del 9,7% rispetto al 2008 (85mila in meno). I casi mortali sono stati 1.050, per una flessione del 6,3% (70 decessi in meno). Questi, in estrema sintesi, i numeri più significativi che si ricavano dal bilancio delle denunce pervenute all'INAIL alla data di rilevazione ufficiale del 30 aprile 2010.



Calano infortuni e morti sul lavoro: è la flessione più alta dal 1993. Aspetto particolarmente significativo: la riduzione maggiore ha riguardato gli infortuni in occasione di lavoro - quelli effettivamente verificatisi durante lo svolgimento delle attività lavorative - per i quali il numero delle denunce si è ridotto del 10,2%, a fronte di un calo del 6,1% degli infortuni in itinere (avvenuti durante il tragitto casa/lavoro e viceversa).



Analoga - anche se in misura meno sostenuta - la flessione dei casi mortali: quelli in occasione di lavoro sono passati dagli 829 del 2008 ai 767 del 2009 (-7,5%), mentre i decessi in itinere sono scesi da 291 a 283 (-2,7%). Sempre nell'ambito degli infortuni mortali in occasione di lavoro, di particolare importanza è il numero di quelli occorsi sulla strada a lavoratori che operano in questo specifico ambito (autotrasportatori di merci o di persone, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale, ecc.), scesi comunque dai 338 casi del 2008 ai 303 del 2009 (-10,4%).



"E' dal 1993 - quando vi fu un calo dell'11,7% degli incidenti rispetto al 1992 - che nell'andamento complessivo degli infortuni non si registrava una flessione di questo livello" afferma Marco Sartori, Presidente dell'INAIL. "Nel 2008, anno pure molto positivo, la riduzione si era attestata invece intorno al 4,1%. In questo contesto, di per sé significativo, è importante sottolineare come parte sensibile della riduzione abbia riguardato gli infortuni relativi all'effettivo svolgimento dell'attività lavorativa: 79.064 casi in meno è un numero davvero rilevante". Per quanto riguarda, invece, "la diminuzione più contenuta dei casi mortali, diminuzione pure rilevante", ricorda Sartori, "è un ambito dove il margine di contenimento di per sé è minore, trattandosi di cifre già sensibilmente ridotte nel corso di questi ultimi anni: basti pensare che, nel 2001, i decessi erano stati 1.546".



La crisi economica riduce del 3% il tempo di esposizione al rischio. Il 2009 è stato un anno fortemente condizionato dalla grave crisi economica internazionale che ha interessato il nostro Paese già a partire dalla seconda metà del 2008 e poi si è protratta e acutizzata nel corso dei mesi successivi. Tutto ciò si è tradotto non solo in un calo del numero di occupati (secondo l'Istat pari al -1,6%), ma anche in una riduzione nella quantità di lavoro a seguito di interventi operati dalle aziende: dai tagli di straordinario e di lavoro temporaneo al ricorso alla cassa integrazione.



Complessivamente - sulla base di elaborazioni effettuate da una parte sui dati Istat in relazione agli occupati e alle ore lavorate pro-capite e, dall'altra, sulle informazioni dell'INAIL rilevate dagli archivi DNA (Denuncia nominativa assicurati) - è possibile stimare che il tempo di lavoro e, quindi, di esposizione al rischio di infortuni abbia subito una contrazione media generale di circa il 3%, con una forte variabilità a livello territoriale, settoriale e di dimensione aziendale. Una percentuale che fa ragionevolmente ritenere che la riduzione reale degli infortuni sul lavoro, calcolata in termini di incidenza - depurata cioè della componente "perdita di lavoro" - si possa stimare pari a -7% per gli infortuni in generale e a -3,4% per quelli mortali.



"L'effetto della crisi in termini di riduzione degli infortuni sul lavoro di sicuro c'è stato, ma ha riguardato solo una componente minoritaria del fenomeno", valuta Sartori. "Le riduzioni più significative in termini numerici sono, invece, da attribuire all'effettivo miglioramento dei livelli di sicurezza in atto ormai da molti anni nel nostro Paese e vanno interpretate, pertanto, come il risultato delle politiche messe in atto da governi, parti sociali - aziende e sindacati - e da tutti i soggetti che agiscono in materia di prevenzione, a partire certo dall'INAIL. Si tratta, del resto, di un dato in linea con un trend storico consolidato: se analizziamo, infatti, l'andamento infortunistico dal 2002 al 2009 vediamo come gli incidenti complessivi siano diminuiti del 20,4% e i casi mortali del 29%".



Meno incidenti per gli uomini e nelle aree industriali del Paese. Un'analisi dell'andamento infortunistico del 2009 condotta in ottica di genere evidenzia come la flessione degli incidenti non sia stata uniforme, ma molto più accentuata per gli uomini (-12,6%) rispetto alle donne (-2,5%). Diversa, invece, la situazione relativa ai casi mortali, con una riduzione del 14% per la componente femminile (74 lavoratrici decedute rispetto alle 86 del 2008), a fronte del 5,6% relativo agli uomini (dai 1.034 morti del 2008 ai 976 del 2009). Va evidenziato, tuttavia, che per le donne il 60% delle morti si è verificato in itinere.



A livello settoriale la diminuzione degli infortuni sul lavoro è stata molto più sostenuta nell'Industria (-18,8%) che nei Servizi (-3,4%) o nell'Agricoltura (-1,4%). Il calo più significativo si registra nel comparto manifatturiero (-24,1%) e nelle Costruzioni (-16,2%), mentre per quanto riguarda i Servizi, apprezzabili riduzioni si registrano nei Trasporti (-12,5%) e nel Commercio (-9,1%). Per i casi mortali il 2009 segna una riduzione sensibile nell'Industria (-7,9%) e nei Servizi (-6%), mentre in Agricoltura si registra una sostanziale stabilità.



L'analisi territoriale, ancora, mostra che la riduzione degli infortuni ha riguardato tutte le grandi aree geografiche, con maggiore accentuazione nel Nord-Est (-12,8%) e nel Nord-Ovest (-9,3%). Cali più moderati si rilevano, invece, al Centro (-8,2%) e nel Mezzogiorno (-6,8%). Per quanto riguarda i casi mortali, questi sono diminuiti in particolar modo nel Nord-Est (62 decessi in meno, pari al -21,9%) e nel Nord-Ovest (-6,2%). Molto più contenuto il calo nel Mezzogiorno (-1,7%). In controtendenza il Centro, che registra un aumento del 7,9% degli eventi mortali dovuto principalmente ad un incremento dei decessi nel Lazio.



"In generale, il calo degli incidenti presenta connotazioni riferibili prevalentemente alle attività industriali - quelle che più delle altre hanno risentito della crisi - interessando maggiormente le aree del Nord industrializzato e i lavoratori maschi che, dell'Industria, rappresentano la componente lavorativa preponderante", osserva Sartori. "Non è casuale, quindi, che il 60% degli infortuni si sia concentrato nelle aree del Nord a maggiore densità produttiva e il crollo degli infortuni in comparti come l'industria manifatturiera e le costruzioni, più di altri colpiti dalla crisi economica e con un calo occupazionale quasi triplo rispetto a quello medio generale".



Stranieri: per la prima volta incidenti in flessione. Il 2009 ha registrato, per la prima volta, un decremento degli infortuni dei lavoratori stranieri, dagli oltre 143mila casi del 2008 ai 119mila del 2009, per un calo del 17%. Anche in questo caso la flessione ha riguardato prevalentemente la componente maschile (-20,3%), rispetto a quella femminile (-4,9%). I casi mortali sono diminuiti di 39 unità passando da 189 a 150.



Il calo si è verificato maggiormente nell'Industria, in particolare nei settori del manifatturiero notoriamente ad alta presenza di lavoratori stranieri, nei quali - come già detto - la crisi produttiva e occupazionale è stata più acuta. Rumeni, marocchini e albanesi sono, nell'ordine, le comunità che ogni anno denunciano il maggior numero di incidenti, totalizzandone ben il 40%. Se si considerano, poi, i casi mortali la percentuale supera il 50%: in altri termini un deceduto di origine straniera su due, in Italia, proviene da una delle tre comunità.



"E' la prima volta nell'ultimo decennio - da quando, cioè, il fenomeno ha assunto una rilevanza statistica - che è stata registrata una flessione degli infortuni tra i lavoratori stranieri, sempre più presenti nel mercato del lavoro italiano", afferma Sartori. "Il calo è da attribuire, in parte, alla riduzione complessiva delle opportunità di lavoro che ha interessato tutta la popolazione del Paese e, dunque, anche gli stranieri - colpiti, peraltro, da livelli di precarietà superiori agli italiani - ma, in parte anche consistente, al miglioramento delle loro condizioni per quanto riguarda prevenzione e sicurezza".



Emersione delle malattie professionali: le denunce crescono del 16%. Il 2009 è stato un anno record per le malattie professionali. Le denunce complessive sono state 34.646: il valore più alto degli ultimi 15 anni, per un aumento del 15,7% rispetto ai 30mila casi del 2008 e di circa il 30% in 5 anni (8mila denunce in più rispetto alle quasi 27mila del 2005). L'Agricoltura è il comparto più interessato: le segnalazioni pervenute all'INAIL sono più che raddoppiate in un solo anno (da 1.834 del 2008 a 3.914 del 2009, +113,4%) e triplicate nell'ultimo quinquennio.



Impennata per le malattie dell'apparato muscolo-scheletrico (tendiniti, affezioni dei dischi intervertebrali, sindrome del tunnel carpale, ecc.) dovute a sovraccarico biomeccanico: con quasi 18mila casi denunciati - per un aumento del 36% rispetto al 2008 - e raddoppiate in cinque anni (erano poco meno di 9mila nel 2005) - sono emerse prepotentemente come le vere protagoniste del fenomeno tecnopatico.



"Questo boom complessivo è dovuto a serie di fattori diversi che, da alcuni anni ormai, stanno contribuendo all'emersione di quelle che gli esperti definiscono „malattie nascoste'. Non a caso, anche l'INAIL da tempo segnala come questo fenomeno soffra di una cronica forma di sottodenuncia", rileva Sartori. "Spesso, infatti, i lavoratori non sono al corrente dei propri diritti e, in tal senso, va rimarcata la positività dell'opera di sensibilizzazione e di informazione messa in atto dall'Istituto, ma anche dai sindacati, dalle associazioni di categoria e dai patronati".



A tutto ciò si aggiunge l'entrata a regime delle nuove tabelle, in base al decreto ministeriale del 9 aprile 2008. "Il provvedimento ha incluso come tabellate alcune malattie che prima non lo erano", spiega Sartori. "In passato per queste patologie era necessario provare il nesso con la causa professionale, adesso beneficiano della presunzione legale di origine. Non a caso tra le malattie tabellate figurano ora anche quelle da sovraccarico biomeccanico e da vibrazioni meccaniche, che interessano l'apparato muscolo-scheletrico, e che nel 2009 hanno registrato un sensibile aumento delle denunce".



Infine, un effetto tecnico collaterale del ridisegno delle tabelle, elencate ora per specifica patologia piuttosto che per agente patogeno, è stato l'aumento delle denunce "plurime" (più tipi di malattia denunciati contemporaneamente dalla stessa persona) che, nel 2009, hanno raggiunto la considerevole quota del 20% del totale delle denunce, contribuendo significativamente al boom delle denunce.



Il raffronto con l'Europa: Italia meglio della media Ue. Sulla base dei tassi d'incidenza standardizzati Eurostat l'Italia registra per il 2007 (ultimo anno reso disponibile da Eurostat) un indice infortunistico pari a 2.674 infortuni per 100.000 occupati: più favorevole, dunque, rispetto a quello medio riscontrato nelle due aree U.E. (3.279 per l'Area Euro e 2.859 per l'U.E.-15). La graduatoria risultante dalle statistiche armonizzate colloca l'Italia, in posizione migliore rispetto ai maggiori Paesi del vecchio continente come Spagna (4.691), Francia (3.975) e Germania (3.125).



Per quanto riguarda gli infortuni mortali, nel 2007 si è registrata per l'intera Ue, rispetto all'anno precedente, una diminuzione dei tassi d'incidenza da 2,4 a 2,1 decessi (sempre per 100.000 occupati), anche se tale valore è ancora provvisorio, poiché alcuni Paesi non hanno comunicato a Eurostat i dati riguardanti l'anno 2007. Anche l'indice dell'Italia ha registrato nel 2007 un calo da 2,9 a 2,5 decessi per 100.000 occupati, mantenendosi ancora al di sopra del valore medio Ue.
INAIL: MORTI BIANCHE AI MINIMI DAL '51.AUMENTANO GLI INCIDENTI DEGLI STRANIERI.


Meno infortuni e, soprattutto, meno morti sul lavoro in Italia, lo scorso anno. A dirlo è l’Inail nel rapporto 2008. Anno in cui sono giunte all’Istituto nazionale infortuni sul lavoro 874.940 denunce, circa 37.500 casi in meno rispetto al 2007. Anche per gli infortuni mortali il bilancio 2008 risulta numericamente favorevole: 1.120 morti con una riduzione del 7,2% rispetto ai 1.207 dell’anno precedente. Un trend confortante, che tuttavia non riguarda i lavoratori stranieri, tra i quali si è invece registrato un aumento (+2 per cento.)



Le cifre italiane in dettaglio

La distinzione dell’Inail è tra gli infortuni “in occasione di lavoro”, cioé quelli avvenuti all’interno del luogo di lavoro nell’esercizio effettivo dell’attività, e gli infortuni “in itinere”. Da questo punto di vista, il nemico numero uno è sicuramente la strada, colpevole di oltre la metà delle morti bianche. Dei 1.120 infortuni mortali del 2008, infatti, 335 sono quelli determinati da circolazione stradale in occasione di lavoro (autotrasportatori, commessi viaggiatori, addetti alla circolazione stradale, ecc.) e 276 quelli in itinere, ovvero sul percorso casa lavoro e viceversa, accaduti prevalentemente su strada. Un dato particolarmente importante quest’ultimo se si tiene presente che alcuni Paesi dell’Europa a 15 (Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito e Portogallo) non rilevano gli infortuni in itinere e che tra questi, Irlanda e Regno Unito, non registrano neppure quelli stradali occorsi durante l’esercizio dell’attività lavorativa.



Nord, centro e sud

L’analisi territoriale mostra che la riduzione degli infortuni osservata tra il 2007 e il 2008 ha riguardato praticamente tutte le regioni, ad eccezione della Valle d’Aosta (+3,9 per cento), che, tuttavia, presenta una consistenza numerica molto limitata. Più sostenuti i cali in Friuli-Venezia Giulia (-7,6 per cento) e nella provincia autonoma di Trento (-7,1 per cento). Da rilevare la stabilità della Sicilia che ha registrato solo una settantina di denunce in più (+0,2 per cento) e del Lazio che ha contato 70 denunce in meno.

A livello di ripartizione la riduzione ha interessato tutte le grandi aree geografiche, con maggiore accentuazione nel Nord-Est (-5,3 per cento); il calo più modesto si rileva, invece, nelle isole (-0,6 per cento). Le morti sul lavoro sono diminuite in particolar modo nel Nord-Ovest (-14,5 per cento) con punte ancora più elevate in Piemonte (-27 per cento) e Lombardia (-16 per cento).

In valori assoluti, la regione con più elevata frequenza di accadimento è l’Umbria, per la quale si è rilevato un indice maggiore del 48 per cento rispetto alla media nazionale, sceso comunque da 45,23 a 43,70 rispetto al precedente triennio. Al secondo posto nella graduatoria troviamo l’Emilia-Romagna, segue il Friuli-Venezia Giulia. Migliora la posizione della Puglia che scende dal quarto al sesto posto. Agli ultimi posti si confermano ancora una volta Sicilia (-16 per cento rispetto alla media nazionale), Campania (-31 per cento) e soprattutto Lazio (-35 per cento), con una situazione analoga a quella riscontrata nel triennio precedente.



Meno incidenti in agricoltura

Il calo degli infortuni in ambiente lavorativo è risultato più consistente, come ormai di consuetudine, in agricoltura (-6,9 per cento) e sostenuto, comunque, anche nell’industria e servizi (-4,3 per cento), mentre per i dipendenti dello stato si è registrato un aumento del 7,6 per cento, sulla scia degli incrementi già osservati negli anni precedenti. Il calo è molto più accentuato per gli uomini (-5,6 per cento) che per le donne (-0,2 per cento). Per quanto riguarda invece gli infortuni mortali la situazione è diversa: una riduzione del 7 per cento circa, in linea con l’andamento generale, per gli uomini (dai 1.110 morti del 2007 ai 1.035 del 2008) mentre la componente femminile fa registrare una flessione superiore al 12 per cento (85 lavoratrici decedute nel 2008 rispetto alle 97 del 2007). Dal punto di vista dell’età, i lavoratori che hanno avuto maggiore beneficio del miglioramento dei livelli di rischio infortunistico nel 2008 sono i giovani (fino a 34 anni) per i quali gli infortuni sono scesi da 350.000 circa del 2007 agli oltre 320.000 del 2008, con un calo dell’8 per cento, mentre per i casi mortali le flessioni più consistenti, nell’ordine del 16 per cento, si registrano per le classi di età più anziane (50 - 64 e 65 e oltre).
Un'emozione:

Il sindaco di Stefano Massini

Il signor Sindaco è davanti a me.In piedi.Ben vestito.Non c’è che dire: un signor Sindaco elegante.Cappello borsalino puro.Un completo grigio.Forse firmato. Potrebbe, chissà.La cravatta blu.Blu oltremare.Di un certo gusto.Fazzoletto nel taschino, fuoriesce con pudore.Anch’esso blu, come la cravatta. Le scarpe belle lucide.Come fa ad averle così lucide?Cappotto scuro.Un po’ bagnato di pioggia.La tesa del cappello anche: umida.Un minimo di condensa sugli occhiali.Ma dietro le lenti spiccano gli occhi blu.Abbinati alla cravatta. E al fazzoletto. Fanno pendant.
Mi porge la mano, il signor Sindaco.Cordialmente.Con un sorriso.Mi è venuto incontro, alle porte della città.In questo parcheggio di periferia.Io qui che lo aspetto, per l’intervista.Mi aveva detto “ci vediamo a mezzogiorno”.E infatti eccolo. Lo riconosco appena arriva.Guardo l’orologio:mezzogiorno in punto.Meno male.
Mi aveva sorriso già da lontano.Fatto un cenno con la mano, come dire “benvenuta”.Poi eccolo: più vicino.Lo metto a fuoco.Sorride di nuovo.Chiude l’ombrello.Sorride ancora.Non sorriderà un po’ troppo?Tant’è: mi porge la mano.Si presenta “Sono il signor Sindaco, io in persona.”E sorride.Gli stringo la mano?Ma sì. Lui sorride.“Piacere di conoscerla, signor Sindaco.”“Piacere mio”.“Brutto tempo oggi”.“Domani sarà meglio”.“Questa intervista?”“Facciamola.”“Le tolgo tempo?”“Tempo? Ne ho talmente tanto.”“Allora andiamo?”“Mi fa piacere”E sorride.
Faccio caso che il cappello gli sta infilato strettosulle tempie, brizzolate.Lo porta basso, sulla fronte.Subito sopra gli occhiali.Ogni volta che sorridegli si alzano le sopracciglia come un pagliaccio,e gli si schiacciano fra occhiali e cappello.Sì: quel borsalino gli fascia la testa.Ci giuro che quando se lo toglie, resterà il segno.
Mi guarda con quel suo sorriso fisso in viso.Sembra un tipo tranquillo, il signor Sindaco.Come se niente lo riguardasse.Nemmeno la pioggia.Nemmeno la bruttezza di questo parcheggioche – sinceramente – un po’ di tristezza la fa.
Mi chiede “Di cosa vuole parlare?”e io subito“Della vostra città”.Il signor Sindaco fa la faccia di uno che ha l’asso nella manica.Mi prende per un braccio: “Allora guardi qui”…Mi fa camminare un centinaio di metriverso una balaustrae senza che l’avessi sospettatomi fa vedere il panorama.Tutta la città, dall’alto: stesa ai nostri piedi.
Vedo correre gli autobus.
La gente che aspetta alle fermate.Chi stende i panni.Le terrazze coi fiori.Piazze con automobili.Una ferrovia.Un mercato di quartiere pieno di gente, zeppo di ombrelli.Un alveare. Pieno di api, tutte al lavoro.
Mi viene una specie di urlo di sorpresa: “È grande questa città!”E il signor Sindaco:“Abbiamo raggiunto i centomila abitanti, lo sa?Fra poco potremo diventare una provincia!La città è nata nel 1950, subito dopo la guerra!E in 60 anni ne abbiamo fatta di strada!
Mi soffermo a guardare:case di ogni tipo, villette, condomini, palazzi.Campanili di chiese. E c’è pure la mezza luna di una moschea…“In questa nostra città c’è un po’ di tutto, sa?Cattolici, ebrei, protestanti. E musulmani, poi: ne abbiamo tanti. Tantissimi, anzi.”
Prendo carta e penna per segnarmi qualche appunto,almeno l’intervista prende forma.
“Abbiamo i musulmani perché muratori e operaisono quasi tutti immigrati.E di muratori e d’operai la città è piena:è uno dei lavori più diffusi quaggiù.”
Mentre il signor Sindaco parla, io segno tutto.“E poi? Quali altri mestieri avete in città?”
“Di tutto, signora mia, c’è di tutto.Ci sono i tagliaboschi. I pompieri. Si figuri, di tagliaboschi ne abbiamo quasi diecimila.E pescatori, anche. Di quelli ne abbiamo un quartiere intero.E autotrasportatori! Quasi quindicimila.I minatori sono qualche migliaio: stanno tutti là sotto la collina.”
Mentre scrivo continua a piovere a dirotto.Mi proteggo come posso sotto l’ombrello del signor Sindacoche mentre parla continua a sorridere,come se nulla lo riguardasse da vicino.Nemmeno la pioggia.Nemmeno quelle folle di personeche vedo brulicare giù in città come formichee che un po’ di preoccupazione la mettono.
“Ma lei, signor Sindaco, che storia ha?Com’è diventato Sindaco di questa città?”
Lì per lì non mi risponde.Mi fissa con quegli occhi che fanno pendant con la cravatta.Poi d’un tratto toglie via il cappello.Quello che gli stava infilato su in testa.Abbassa un po’ le spallee voilà: il cranio è mezzo aperto.Spaccato. Come una zucca con un colpo di vanga.Un vaso rotto. Che non si riattacca.Fracassato.“Sono volato di sotto da un’impalcatura di dodici metri.Urto micidiale contro una carriola.La testa in frantumi. Sono morto sul colpo.Dieci anni fa.Mi hanno eletto Sindaco appena arrivato.Il mio vicesindaco era guardiano notturno di una fabbrica:precipitato dentro l’acido solforico perché si erano rotte le segnalazioni.E poi c’è l’assessore ai trasporti:morì fulminato da una linea elettrica.L’assessore al bilancio finì stritolato in una morsa.Quello della pubblica istruzione crollò giù da un pilone dell’autostrada.”
“Che futuro prevede, signor Sindaco?”
“La Città dei Morti Bianchi crescerà!Cresceremo, sì, ancora.E questa è solo la Città dei Morti Bianchi italiani:gliel’ho detto, siamo centomila dal 1950.Ma ora come ora lo sa di quanto aumentiamo?Mille e trecento abitanti in più ogni anno!Non c’è al mondo una città che cresca più di noi!Lo vede quel quartiere in costruzione?Quei condomini, laggiù, a sei piani?Li stiamo tirando su perché non teniamo testa alle richieste!C’è gente sempre nuova, in arrivo.Presto, mi creda, saremo una metropoli!Costruiremo una tramvia.E un museo. E una teleferica!”
Si entusiasma, il signor Sindaco.Guarda il panorama della sua Città dei Morti Bianchi.In continuo aumento.E sorride.Perché ormai nulla lo riguarda.Né la pioggia.Né quella folla di gente che ammassa le strade.È stracerto che sarà una grande annata.In quel preciso istantesento uno sferragliare di rotaie:proprio sotto di noi corre un convoglio ferroviario.Rallenta, stride, si ferma poco più avanti.C’è scritto Stazione.Si spalancano le portiere.Armati di bagagli, scendono dal treno i nuovi arrivati.Saranno qualche decina.“Mi perdoni” sorride il signor Sindaco “devo andare a dare il benvenuto”.E scappa via.Correndo.
La piccola folla sui binarisi guarda attorno spaesata.Dovranno cercarsi una casa.Trovarsi un mestiere.Un mestiere per vivere, sì.O chissà: magari per morire.Un’altra volta?